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24 Ago 2025, Dom

Recensione concerto ICani: la band romana che fa sold out all’Alcatraz di Milano

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Recensione concerto ICani: la band romana si presenta all’Alcatraz di Milano e ottiene un clamoroso successo di pubblico. Qui il resoconto della serata

Recensione concerto ICani: lo show della band romana conquista l’Alcatraz e spera di ottenere lo stesso successo di pubblico nella data di Roma. Sono le 20:30 e siamo in una delle discoteche più grandi di Milano: più di 3000 persone già ammassate davanti al palco, pronte ad urlare a squarciagola già per il gruppo spalla d’apertura. Lo show prende il via alle 21:30 e consegna alla band un successo di pubblico quasi inaspettato: tutti cantano e ballano dalla prima all’ultima canzone, senza risparmiarsi. Il loro punto di forza è la musica, niente di più e niente di meno: nessun effetto di luce particolare, nessuna macchina del fumo, nessun gesto sconsiderato sul palco. Solo musica. Ci troviamo di fronte ad un Nicolò Contessa padrone del palco e di se stesso, consapevole della sua voce e della sua limitata estensione vocale, mattatore di una folla che pende dalle sue labbra e lo accompagna con maestria in tutto il live. Andiamo ad analizzare tappa per tappa tutto il concerto!
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Recensione concerto ICani | La scaletta

Dopo l’apertura del gruppo spalla di cui parleremo in seguito, alle 21:30 ICani prendono possesso del paco e danno il via allo show con la loro “Baby soldato”, il primo singolo con cui hanno lanciato l’uscita del nuovo album “Aurora”, e la nuova “Protobodhisattva”. Dopo questo inizio con il botto, accompagnati dalla frase “Noi siamo ICani” comincia la parte nostalgica del concerto, con la messa in scena dei grandi successi del loro passato: e via con “Le coppie” (degne di nota per l’inizio arpeggiato al pianoforte e l’esplosione di strumenti e di pubblico dalla seconda strofa), “Asperger”, “Hipsteria” e “FBYC (sfortuna)”. Tra l’entusiasmo generale lanciano quindi tre canzoni estratte dal nuovo album quali “Aurora”, “Una cosa stupida” e “Sparire”. Sfruttando l’esibizione al pianoforte Contessa si lancia in un’esecuzione quasi strappalacrime di “Corso Trieste” che si infiamma nella parte finale con la solita esplosione di strumenti musicali; da qui parte il secondo amarcord della serata con “I pariolini di diciott’anni”, “Post Punk”, “Non c’è niente di twee” e “Come Vera Nabokov”. A questo punto ICani lasciano il palco per poi ritornare prepotentemente con l’esecuzione di due dei pezzi più significativi dell’ultimo album: “Questo nostro grande amore” e “Non finirà”. Qui escono una seconda volta per poi ritornare con altre due canzoni tratte da “Aurora”: “Il posto più freddo” (secondo singolo di presentazione dell’album lanciato dalla band romana) e “Calami-Yau”. La terza uscita di scena arriva puntuale e cinematografica, ma nessuno dei presenti ci casca: rieccoli fuori “Velleità” e “Lexotan”, manifesto della loro musica e del loro lavoro, degno finale di un progetto che ha ricevuto sempre più consensi. Il finale si contraddistingue per un entusiasmo generale quasi degenerante: la performance vocale perde di freschezza e il pubblico perde quel poco di freni inibitori che aveva, dando vita ad una conclusione epica.
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Recensione concerto ICani | Calcutta in apertura

Se l’Alcatraz registrava il tutto esaurito già alle 20:30, merito va anche ad Edoardo Calcutta: frontman del gruppo spalla che ha aperto il concerto de ICani; il suo album Mainstream è uscito nel 2015 ed ha già ottenuto un discreto successo. Sul palco dell’Alcatraz ha cantato i suoi brani più conosciuti ottenendo una risposta molto incoraggiante dal pubblico: tutti cantavano a squarciagola. Da “Gaetano” a “Cosa mi manchi a fare”, da “Frosinone” a “Del Verde” fino a “Milano”, che ha dedicato alla città che lo ha così ben accolto ieri sera.
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ICani sono stati una delle pochissime band, se non l’unica, a descrivere alla perfezione la generazione attuale, in bilico tra la pubblicazione di offerte di lavoro e la pubblicazione di un post su Facebook. Una generazione cresciuta alla ricerca dei punti di mertito in uno Stato che di meriti non ne riconosce, una generazione che l’unico debito di cui ha sentito parlare è quello scolastico, una generazione che vuole crescere insieme ed è conscia di essere nel miglior momento possibile per prendersi il mondo. Perché non è avere vent’anni e non è avere gli esami…

 

Da Alfredo Liuzzi

Studente di comunicazione e aspirante giornalista. Scrive con passione nella speranza di realizzare il suo sogno: diventare un importante cronista sportivo

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