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24 Ago 2025, Dom

Richard Gere presenta Franny: “Mi diverto con i ruoli difficili”

Richard Gere a Roma per presentare il suo film Franny e parla della sua carriera nel cinema e di politica

L’ex sex symbol di American Gigolo e Pretty Woman, Richard Gere torna al cinema con un nuovo film Franny, opera che segna l’esordio in regia dello sceneggiatore Andrew Renzi, che uscirà in tutte le sale italiane il 23 dicembre.
Il film è una commedia drammatica che racconta la storia di un milionario megalomane e morfinomane che nella vita ha destinato le proprie ricchezze alla realizzazione di un ospedale pediatrico a misura di bambino, ma ha investito poco nelle relazioni umane. Ha solo una coppia di amici che hanno una figlia, Olivia, interpretata da Dakota Fanning; quando i due perdono la vita in un incidente del quale Franny si sente responsabile, l’uomo sprofonda in una profonda depressione. Quando Olivia, al nono mese di gravidanza, decide di tornare in città, Franny cerca di reprimere i suoi sensi di colpa invadendo la vita altrui di favori, quindi smuove mare e monti per trovarle un posto di lavoro nel suo ospedale e acquistare la grande casa dove Olivia viveva con i genitori.

locandina franny

Richard Gere: “Qualsiasi personaggio che interpreto e che può sembrare semplice, in realtà non lo è”.

Durante la promozione di Franny il divo ha concesso un’intervista a Blogo dove presenta il suo ultimo lavoro e parla del suo personaggio:

Più è difficile e più è divertente, oltre a Franny arriverà a breve un altro film indipendente, low budget: Oppenheimer Strategies. Anche questo girato in pochi giorni. Franny l’abbiamo girato in 31 giorni, si lavora più spontaneamente in questo modo, la reazione è più immediata. Mi piace lavorare così, sono apertissimo a lavorare in produzioni simili, che posso permettermi grazie anche ai diversi successi del passato. Perché faccio cose così difficili? Ma in realtà non c’è nulla di semplice nella vita, tutto ha delle sue complicazione. Qualsiasi personaggio che interpreto e che può sembrare semplice, in realtà non lo è”.

richard gere Collage

Quest’opera segna l’esordio in regia del giovane sceneggiatore Andrew Renzi, Richard Gere ha raccontato il rapporto divo ha poi parlato del rapporto con Renzi e di come sia intervenuto per ritoccare la sceneggiatura con il regista:

“Credo di non aver mai lavorato ad un film in cui la sceneggiatura non sia poi cambiata in corso d’opera. Varia da film a film, si discute sull’evoluzione della storia con i produttori e con i suoi realizzatori. Son processi normali. Questo film si poteva girare in maniera differente, vedi stalking e dipendenza dai farmaci, mentre io volevo che avesse più aspetti, che fosse sfaccettato, con delle doverose dosi di humor. Perché nella vita tutto genera umorismo, anche le cose più tragiche. Rimane vaga anche la sessualità del protagonista. Nelle prime proiezioni che abbiam fatto in molti si chiedevano se fosse gay o etero, ma per noi è irrilevante. Non c’era bisogno che emergesse. Non volevamo mettere etichette di alcun tipo. Il fatto che non si sappia quale sia il suo orientamento sessuale è voluto. Andrew Renzi ha scritto anche la sceneggiatura, sapevo già con chi avevo a che fare. Aveva già diretto dei corti, quindi sapeva come muoversi dal punto di vista tecnico. Sul set mi convincevo sempre più di aver fatto bene ad accettare, la fiducia è cresciuta nel tempo. Lui era al debutto ma non io, quindi ogni tanto Andrew si è rivolto a me per chiedere consigli. Siamo diventati amici, ha molto talento e siamo contenti del progetto che abbiamo realizzato. Sapevo poi che stava raccontando una storia molto personale, sia per quanto riguarda i personaggi quanto la città e la casa, in cui aveva vissuto da piccolo. Tutto questo l’ha sicuramente aiutato nella realizzazione del film”.

franny_premiere

Quando Richard Gere parla dell’Italia dice: “Ogni volta che vengo in Italia mi diverto, perché è ‘totalmente casino”, ma lo girerebbe un film qui?

Certo, perché no. Sono apertissimo a lavorare in Italia, il casino non mi scoraggia. Ma sono tante le ragione per cui si finisce per prender parte ad un film. Per qualche motivo questa congiunzione astrale con l’Italia non si è mai verificata. Da sempre dico ai miei amici che vorrei prender parte al prossimo film di Bernardo Bertolucci, ma ci son tanti altri registi italiani con cui mi piacerebbe lavorare. Prima che dica addio alla recitazione spero di riuscirci”.

richard Collage

Richard Gere ha parlato della sua carriera nel cinema e del perchè non ha mai girato una serie tv in 40 anni di carriera:

“Non ho mai avuto piani da portare avanti nella mia carriera. Sono molto istintivo, tanto nel bene quanto nel male. Non mi sono mai prefissato degli obiettivi. Ho fatto scelte sia cattive che positive. Amo essere sorpreso. Ci sono film che voglio fare ed altri progetti che arrivano improvvisamente, mi conquistano e io me ne innamoro, tanto da volerli girare. Il 95% dei film che ho fatto sono arrivati così, a sorpresa. Quel che deve avere qualsiasi titolo che interpreto sono l’umanità e il rispetto nei confronti della complessità della natura umana. Ho una certa età, giro dagli anni 70 e sono abituato all’esperienza cinematografica. Al buio, in una sala e con degli estranei. Però è vero che la tv americana sta realizzando prodotti straordinari, a volte di gran lunga migliore del cinema. Ma io non voglio perdere l’esperienza della grande sala, anche se è palese che certe storie saranno sempre più prodotte solo per la tv. Ma non è paragonabile al vedere un film al cinema, che comporta varie azioni: uscire di casa, rinchiudersi in una sala, incontrare degli sconosciuti. E’ un’altra cosa e io la preferisco”.

 

gere solo

Richard Gere ha voluto dedicare la conclusione della sua intervista per parlare di politica dopo la sparatoria di San Bernardino in California e auspica un incontro tra Papa Francesco e il Dalai Lama:

“Gli Usa sono il paese al mondo con più armi: credevo che dopo la sparatoria ci sarebbe stata una sollevazione popolare contro le armi, viceversa è accaduto il contrario, al grido di ‘dobbiamo difenderci di più’. Negli Usa anziché alla cause si guarda agli effetti, e per di più quando è ormai troppo tardi: io sono contrario all’iper-sorveglianza e allo spirito di vendetta che si sente in giro, al contrario, bisognerebbe puntare sulla saggezza degli esseri umani.
Il Papa e il Dalai Lama dovrebbero dialogare per aiutare il pianeta, perché sia più saggio, compassionevole e meno violento. Il Papa e il Dalai Lama sono oggi le persone più rispettate al mondo, sono al picco del loro potere, dovrebbero porre fine alla follia del mondo, insegnare la salute mentale”.

Da Dayana Signoretti

Studentessa di comunicazione, appassionata di televisione e serie tv. Leggo e mi informo su tutto ciò che riguarda il mondo dello spettacolo e amo il mondo della produzione televisiva

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