La sua carriera cinematografica lo precede. Pierfrancesco Favino, ora in sala con Suburra e su Netflix con Marco Polo, vanta una filmografia di tutto rispetto che l’ha portato ad interpretare svariati ruoli, spesso molto impegnativi
Angeli e demoni, Le cronache di Narnia – Il principe Caspian, World War Z, Una notte al museo, e Rush, sono solo alcuni dei film in cui abbiamo visto l’attore che, seppur italianissimo, vanta una vasta carriera cinematografica internazionale.
Per Netflix Pierfransceco Favino si è calato nei panni di Niccolò Polo, il padre del mitico viaggiatore e commerciante Marco Polo che senza tante storie lo lasciò alla mercé del Kublai Khan in Mongolia come ostaggio, permettendo così al figlio di erudirsi alla corte di uno dei più grandi imperi della Storia. Sul suo personaggio, sicuramente non positivo, ha affermato:
“Il padre buono a tutti costi in questo caso non aveva senso, Niccolò infatti lasciò il figlio ostaggio dell’imperatore mongolo. Ho trovato molto interessante poter avere l’opportunità di investigare il rapporto familiare tra Marco Polo e il genitore, lati oscuri compresi”.
L’attore ha poi parlato a lungo della serie, soffermandosi sul fatto che alla base ci sono fatti reali, ma essi sono solo lo spunto per la narrazione e che bisogna sempre rammentare di stare assistendo a un’opera di intrattenimento. Pierfrancesco ha ammesso che tra serie italiane e straniere vi è sicuramente una differenza di budget, ma che questo può non influire sulla qualità del risultato e ha poi affermato:
“Per un attore budget superiore vuole dire avere più possibilità di lavorare sul personaggio e sulla qualità della recitazione perché c’è una grande differenza nell’avere a disposizione due ciak per una scena rispetto ad averne cinque”.
Pierfrancesco Favino si è espresso positivamente sull’avvento di Netflix in Italia:
“Non è vero che le novità in Italia debbano essere necessariamente viste con diffidenza. Sono assolutamente convinto che gli spettatori italiani siano pronti per sperimentare”.
Passando invece al suo ruolo in Suburra dove interpreta un politico corrotto e invischiato fino al collo con la malavita, l’attore ha affermato che è stato un onore lavorare con Sollima che definisce un “narratore puro, un laico, senza giudizio” e ha dichiarato che questo film non assomiglia a nessun altro film, è qualcosa di completamente nuovo.
Alla domanda se lo spaventasse essere identificato con i personaggi che interpreta, Pierfrancesco ha risposto:
“In uno dei miei primi film interpretavo un ragazzo su una sedia a rotelle. Mi chiama mia madre: “Per favore, non t’ammalare più”. In una serie tv facevo un tizio con problemi economici, mi chiama mio zio, inizia con tutto un giro di parole, sei un bravo ragazzo, ti voglio bene… per arrivare al punto: “Pierfrancé, se hai bisogno di soldi, c’è zio”. L’identificazione è dunque inevitabile. Se succede in famiglia, pensa fuori. La cosa che fai sullo schermo diventa reale”.
L’attore, padre di due figlie, ha infine affermato che se avesse saputo chi fosse non avrebbe fatto l’attore e che non gli interessa nemmeno sapere la risposta a questa domanda.